amaro Lucano |
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Mi permetto di riscrivere un solo punto di qualcosa già discusso altrove:
trentamila posti di lavoro persi nella sola industria italiana del pollame, che rispetto a molte altre è più sicura e di migliore qualità, forse senza neanche paragone rispetto a quella orientale. È stato detto e ripetuto, ma sottovoce, che il virus NON sopravvive alla cottura, perciò cuciniamoci bene il petto di pollo e la malattia brutta non la prendiamo. Ma in Italia, dove la carne è buona e sicura, c'è crollo dei consumi, aziende fallite, e trentamila famiglie messe nei guai... Se l'H5N1 crepa come un dannato tra le fiamme dell'inferno se lo metti nel forno, c'era DAVVERO bisogno di far perdere il posto a trentamila persone che facevano il loro lavoro e lo sapevano fare bene?
Risultato? Le aziende fallite si tolgono dal mercato, e così senza di loro quando la domanda tornerà a salire (ora che la notizia "bomba" non è scoppiata e non fa più titolo), dovremo importare carne di pollo straniera e ci troveremo sulle nostre tavole carni estere MENO sicure e MENO controllate del pollo italiano che ci ha fatto subito schifo...
...alla fine della fiera, cui prodest?
Diamo la colpa ai migratori, e sta a vedere che il pollo morto migra di più della rondine viva.
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