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Il giallo dell'aviaria: migratori non untori

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amaro Lucano
view post Posted on 6/5/2006, 22:18 by: amaro Lucano     +1   -1





È stato detto e ripetuto, questo sì, ma non si può non dire che l'informazione abbia cercato di alimentare più la psicosi generale dell'"epidemia che tranquillizzare cittadini e consumatori, se non quando la frittata, qui in Italia, era già stata fatta. Sono d'accordo, questo sì, sul fatto che i consumatori italiani si siano comunque lasciati prendere troppo facilmente dal panico.
Tenuto conto che l'aviaria è una malattia che esiste praticamente da sempre, proprio l'Italia fra il 1999 e il 2003 è stata investita da una delle più gravi epidemie di influenza aviaria che l'Europa ricordi, con più di 400 focolai di infezione e 16 milioni di volatili morti o abbattuti, principalmente in aree fra Lombardia e Veneto, con un danno economico (fra perdite dirette e indirette) di più di 500 milioni di Euro. Non si trattava della oggi temuta variante H5N1, ma è partita dalla circolazione di un ceppo a bassa virulenza che è poi mutato in un virus ad alta patogenicità. In questo ritengo che la sicurezza e la preparazione degli allevamenti avicoli italiani si sia allora manifestata proprio nelle efficaci e veloci misure di bonifica e di monitoraggio che hanno consentito di sradicare la malattia. Ma sotto i riflettori in quel momento c'erano la mucca pazza ed il blocco delle importazioni (che non impedì un centinaio di casi anche in Italia).
Ora, questa professionalità e questi controlli penso lascino a desiderare negli allevamenti avicoli intensivi in Oriente, così come nelle fattorie di piccole dimensioni. Se in quelle regioni vi sono usanze come bere il sangue del pollo appena sgozzato, usare gli escrementi per altri scopi e, fra un po', mangiare nello stesso piatto e dormire nello stesso letto con le galline, allora capiamo che le vie di contagio si moltiplicano. Eppure, nonostante queste numerose occasioni di passaggio del virus fra uomo e animale, come abbiamo letto gli episodi e le vittime sono poche decine, e non migliaia o milioni.
Intanto c'è stato allarme pandemia, e si alimentava la psicosi facendo a gara a chi registrava più casi di infezione: uno in Polonia, uno in Francia, due in Turchia, uno di qua, uno di là...
Le agenzie di stampa davano rapidamente più rilievo agli allarmisti, così la popolazione doveva chiedere sicurezza... e intanto le case farmaceutiche e gli istituti di ricerca venivano pressati a trovare e testare antidoti, vaccini, ricerche, riuscendo così ad accedere a fondi più ingenti e da più donatori.

Intanto qualche partita di carne infetta potrebbe ancora circolare, come abbiamo letto le vie contagio sembrano seguire strade e ferrovie; in fondo la carne la si cuoce e se la si cuoce non dovrebbe essere pericolosa... sul listino prezzi di un mercato nero quanto si potrebbe risparmiare acquistando una partita di carne "di provenienza sospetta"? Il 30%? 40%? Negli Stati Uniti i prezzi delle carni bianche nel mercato "ufficiale" sono scesi del 13%, dopo essere saliti a livelli record nel precedente mese di Ottobre.

Che ci sia stato chi ha saputo ingigantire la cosa, questo è probabile; che la vicenda "influenza aviaria" abbia tolto spazio ed attenzione ad altri eventi, questo si è visto; che la cosa abbia spostato tanti fondi e tanto denaro, questo è chiaro; che ci sia stato chi ha saputo sfruttare la vicenda "influenza aviaria" a proprio tornaconto, questo è certo; che ci sia stato chi ha perso il lavoro ed ha pagato per l'avidità di alcuni e la paura di altri, questo è ancora più certo...




Edited by amaro Lucano - 7/5/2006, 12:11
 
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4 replies since 1/5/2006, 23:10   124 views
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