Semi al vento - Forum di incontro e discussione

Votes taken by kai mimiki

view post Posted: 7/11/2015, 09:24     +2Diego Armando Maradona: la favola -

Miti, fiabe e leggende

La favola di Maradona

La sua storia a puntate - 3
di Mimmo Carratelli







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Diego Maradona nelle Cebollitas dell'Argentinos Junior
(Foto tratta dal sito ufficiale www.diegomaradona.com)


Ojeda in porta. Linea difensiva con Trotta, Chaile, Chammah e Montana. Centrocampisti Lucero, Dalla Buona, Maradona. In attacco Duré, Carrizo e Delgado. Maglia rossa e ragazzi di undici anni, nel 1971. Sono le “cebollitas”, la ricchezza giovane dell’Argentinos Juniors del presidente Prospero Consoli, uno che ha fatto i soldi con una impresa di pompe funebri. Strapazzano tutti gli avversari. Giocano al sabato e fanno cinquemila spettatori, un’enormità. La gente dice: “Tutti i sabato è così quando gioca lui”. Lui è il pibe Diego Armando Maradona. Se ne accorge il “Clarin” che scrive: “E’ spuntato un ragazzo di capacità e classe dirompenti”.
Arrivano le televisioni. Canal 9 vuole filmare i tuoi famosi palleggi senza far toccare terra al pallone. Dopo un’ora, il cameraman ti dice: “Diego, basta. Il nastro è finito”. Pipo Mancera, famoso teleconduttore, ti invita alla sua trasmissione “Sàbados Circulares” e ti fa palleggiare in studio, in diretta. Le “cebollitas” sono un tornado. In tre anni, mettono a segno 136 vittorie di fila.
Sei il beniamino di tutti i compagni. Hallar, “il turco”, minaccia di prendere a pugni tutti quelli che non ti passano la palla. Il magazziniere Miguel Di Lorenzo ti vuole bene come fossi suo figlio. “Que pasa, Galindez?” gli fai. Lo chiami Galindez perché Di Lorenzo somiglia proprio al pugile argentino.
Le tue “cebollitas” battono a ripetizione quelli del River. Fioccano le vittorie: 3-2, 7-1, 5-4. Nell’ultima, fai saltare il pareggio prendendo d’infilata sette avversari, li dribbli tutti come farai da grande contro gli inglesi a Città del Messico, e segni di delizia. Hai 13 anni. Il presidente del River offre due milioni di pesos per averti. Papà Chitoro dice: “Diego è felice dov’è”. Ti accompagna agli allenamenti. Dovete prendere due autobus, il 49 e il 28, per arrivare a Las Malvinas o al Parco Saavedra dove si allenano le “cebollitas”. Sul secondo autobus, papà Chitoro s’addormenta. Ha appena finito di fare le sue dodici ore al mulino Tritumol.
Hola, Diego. Quanti ricordi. Un ricordo malandrino contro il Velez. L’arbitro ti convalida un gol di mano, forse il primo gol di mano della tua storia, ma ti dice di non farlo più. “Grazie arbitro, ma non prometto niente” è la tua sfacciata risposta. Con un altro arbitro ti va male. Lui è stato un disastro in campo e tu alla fine gli dici: “Arbitro, lei è un fenomeno. Dovrebbe dirigere incontri internazionali”. Quello è permaloso e ti fa appioppare cinque turni di squalifica.
Ti pavoneggi nei pantaloni turchesi di velluto a zampa d’elefante. Hai 14 anni, quando dicono a Sivori: “In un campetto qui vicino c’è un tizio che si chiama Maradona. Vallo a vedere”. Sivori allena il River Plate. Il campetto è vicino allo stadio del River. Sivori viene a vederti. E’ il 1974. “Baciato dalla classe, velocità e fantasia, e una naturalezza impressionante” dice di te. Un giornalista, che avrei voluto essere io, scrive: “Quand’anche Maradona si presentasse a una festa in smoking bianco, e gli tirassero un pallone infangato, non ci penserebbe due volte a stopparlo di petto”.
Piangi quando perdi a Cordoba la finale nazionale giovanile. Un avversario viene a consolarti. “No llorés, Diego, que vos vas a ser el mejor diez del mundo”. Non piangere, Diego, perché diventerai il miglior numero dieci del mondo. Ti vogliono tutti bene. Anche il dottor Roberto Cacho Paladino dell’Argentinos che ti dispensa vitamine e ti irrobustisce. L’Argentinos ti fitta un appartamento al numero 2746 di Calle Argerich. Ci stai bene con mamma Tota, le sorelle non sposate, i tuoi due fratelli. Fai dipingere la tua stanza tutta d’azzurro, il colore della squadra della città che ti amerà più di tutti. Metti i dischi di Julio Iglesias e di Valeria Lynch. C’è una chiesa che ti attira, quella della Vergine Bambina. Vai sempre a Villa Fiorito a guardare la tua vecchia casa di mattoni e a far baldoria con gli amici del quartiere, con zio Cirillo e il cugino Beto che sono sempre là.
Con la scuola chiudi al terzo anno delle commerciali. E’ il 1976. In calle Argerich abita la famiglia di un tassista, don Coco Villafane, con la moglie donna Pochi e la figlia Claudia. La ragazza ti mangia con gli occhi. Tu fai finta di niente. Poi una sera di ottobre la inviti a ballare. Ci andate con la tua Fiat 125 rossa. Vi innamorate mentre gira un disco di Roberto Carlos. La canzone non me la ricordo, ma tu sì. La ricorderai sempre.
Intanto, sono avvenute altre cose sui campi di calcio. Ne parleremo la prossima volta. Hola, Diego.

3/5/2004
view post Posted: 6/11/2015, 10:21     +2Diego Armando Maradona: la favola -

Miti, fiabe e leggende

La favola di Maradona


La sua storia a puntate - 2
di Mimmo Carratelli


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Diego Maradona nelle Cebollitas dell'Argentinos Junior
(Foto tratta dal sito ufficiale www.diegomaradona.com)


Hola, Diego. Andiamo a raccontarti ancora. Ricordi, aneddoti. Era il 1992, febbraio. Tu eri al mare in Patagonia, lontano, lontano, a pescare quei piccoli pescecani che sono i “tiburon”. In una saletta Rai di viale Mazzini a Roma, io assistevo al montaggio del documentario voluto da Gianni Minoli per “Mixer”, realizzato da Enrico Deaglio con la telecamera di Roberto Pistarino. Il documentario aveva questo titolo: “Maradona, le gambe che hanno sconvolto il mondo”. Mi disse Minoli: “E’ un atto dovuto a un talento unico, patrimonio non solo dei tifosi, arte pura del football, giocoliere, incantatore, messaggero di gioia sui sentieri felici del gol e negli stadi della fantasia”.
E’ stato in quella occasione che, nella suggestione di una pellicola incerta, ti ho visto bambino, tu e un pallone naturalmente. In bianco e nero. A Villa Fiorito. I tempi che andavi a scuola al Remedios de Escalada de San Martìn. Ti ho visto palleggiare nel cortile di terra battuta di casa tua. Una casa di mattoni dopo che eri stato in una casa approssimativa di lamiera e legno. Ti ho visto col tuo amico Negro che fabbricava e faceva volare aquiloni. Ti ho visto palleggiare con l’arancia della leggenda.
Magrolino e con le gambe buone, così eri. Mamma Tota non ti faceva mancare la bistecca. Era solo per te. Perché eri il primo maschio. Ana, Kity, Lili, Mary e Caly, le sorelle, avevano un cibo più leggero. Poi vennero i fratelli Raul detto Lalo e Hugo, “il turco”. Ma sempre la prima bistecca era per te. Erano i tempi che papà Chitoro aveva smesso di fare il barcaiolo a Esquina, abbandonando le chiatte da trasporto di don Lupo Galarza, e lavorava dodici ore al giorno, dalle quattro del mattino al pomeriggio, al mulino Tritumol, una industria chimica che triturava ossa.
Ho letto nel tuo libro: “A me è venuta la pelle dura per quello che ho vissuto a Villa Fiorito”. Povero, ma tosto. E le infinite partite sul campaccio di terra di Las Siete Canchitas con i tuoi amici Goyo Carrizo e Montanita a consumare scarpe e a inzupparti di sudore. Per Goyo non c’era nessuno bravo come te a giocare a pallone, anche se spesso era solo un pallone rotto.
Bene. Goyo ha detto ai dirigenti dell’Argentinos Juniors che tu sei un fenomeno. A nove anni. E quelli gli hanno detto: “Porta il fenomeno con te”. Quelli sono don Francisco Gregorio Cornejo, impiegato al Banco Hipotecario Nacional di Buenos Aires e talent-scout di strada, e il suo aiutante José Emilio Trotta che è per tutti don Yayo. Sono i responsabili delle “cebollitas” dell’Argentinos Juniors, una banda di ragazzi del ’60, la tua età. Mamma Tota dice che puoi andare e papà Chitoro che deve dire? Non dice nulla e questo vuol dire che ci vai.
Fai il viaggio più lungo della tua vita prima che gli aerei ti porteranno dal nuovo mondo al vecchio e viceversa. Ci vogliono due autobus per arrivare a Las Malvinas, il campo d’allenamento dell’Argentinos. Ci vai in un giorno di pioggia e incontri gli altri ragazzini che sono arrivati sul camioncino di don Yayo. Hanno tutti un soprannome. Osvaldo Dalla Buona è Veneno, Oscar Trotta lo chiamano Pando, Daniel Ojeda è il Chino, Claudio Rodrigez è il Mono, la scimmia, e Delgado lo chiamano La Polvere. Sei il più basso di loro. Di una cosa si accorgono tutti: di piede, sei mancino. Dice Cornejo: “Vedo che il destro ti serve solo per camminare, ma a questo porremo rimedio”. Poi dirà a un amico: “Il nano è veramente un fenomeno. L’ho capito dopo dieci minuti vedendolo giocare. Si muove con una grazia e un’autorità fuori dal comune per uno della sua età”.
Ti prendono nelle “cebollitas”, la squadra dei più piccoli fra le formazioni giovanili dell’Argentinos. Giochi e il talento ti preme dentro e vuole uscire fuori. Una la combini subito, a dieci anni. Alla domenica fai il raccattapalle per la prima squadra e sei allo stadio per Argentinos-Boca. Un pallone come quelli della prima squadra non l’hai mai avuto tra i piedi. Nell’intervallo della partita te ne impossessi sotto gli occhi di don Yayo. E cominci uno dei tuoi palleggi infiniti, sinistro, testa, spalla, l’esterno della coscia, ginocchio. Il pallone non tocca mai terra. Attiri l’attenzione. Ti seguono dagli spalti.
Le squadre ritornano in campo, ma la gente ha occhi solo per te. Grida: “Olè, olè”. Stai palleggiando da un quarto d’ora e la partita deve riprendere. La folla urla: “Rimani, rimani”. E’ un bel problema. “Ancora, ancora” urla la gente dello stadio. Non può durare.
Fai un colpo di tacco e col sinistro già magico indirizzi il pallone a don Yayo che lo prende e ti sorride. Alla prossima puntata, pibe.

29/4/2004
view post Posted: 5/11/2015, 19:13     +2Diego Armando Maradona: la favola -

Miti, fiabe e leggende

Dal sito napoli.com riporto la "favola" del Pibe de Oro, Diego Armando Maradona, la sua storia in 158 puntate, narrata da Mimmo Carratelli.

Gli uomini di genio sono raramente (o mai) ragionevoli, per questo raramente felici e raramente esenti da biasimo.
Arthur Schopenhauer, Scritti postumi, 1804/60 (postumo 1966/75)





La favola di Maradona

La sua storia a puntate - 1

di Mimmo Carratelli

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Diego Maradona nelle Cebollitas dell'Argentinos Junior
(Foto tratta dal sito ufficiale www.diegomaradona.com)




Ce la vogliamo raccontare la favola del pibe per sentirlo più vicino, per stargli più vicino, per ripercorrere i ricordi e dare voce al cuore?
Hola, Diego! Sette anni insieme, tra via Scipione Capece a Posillipo e lo stadio San Paolo a Fuorigrotta. Sette anni napoletani. In nessun’altra città hai vissuto tanto, nessun’altra città ti ha voluto tanto bene.
Certo, il Boca è stato il tuo grande amore, il primo amore che non si scorda mai, quella maglia blu con la fascia gialla sul petto, ma ci hai giocato solo due anni tra i tifosi che, alla Bombonera, intonavano: “Y todo el pueblo cantò / Maradò, Maradò, Maradò”.
E Barcellona? Più dolori che gioie. Due anni in Catalogna, e quell’assassino di Andoni Goicoechea ti spezza una gamba, e i catalani ti chiamano “sudaca”, l’epiteto dispregiativo per tutti i sudamericani.
Poi, Napoli. Il regno fatato, le vittorie storiche, la gioia e i canti. “Oje vita d’’a vita mia”. E quel primo striscione, lungo venti metri, al tuo arrivo: “Nel cielo di Napoli ci sono tante stelle, Maradona è la più splendente”.
Raccontiamoci la tua favola, Diego, per stare ancora insieme. Dall’inizio? Dall’inizio.
I primi giorni del Pelusa. Ti chiamano così per l’esagerata peluria in testa, l’annuncio dei riccioli da scugnizzo. Gli annunci sono tanti quando viene al mondo il primo figlio maschio di mamma Tota e di papà Chitoro. 30 ottobre 1960, una domenica. E in quale altro giorno potevi nascere se non nel giorno di festa dei tuoi gol e delle tue piroette?
Nel vecchio Policlinico di Buenos Aires, un vagito forte e chiaro. “Ehi, mondo, sono qua”. Alle sette e cinque minuti del mattino. Bene, ora andiamo a casa. Andiamo a Villa Fiorito, alla periferia sud della città, dove ci sono strade in terra battuta e, forse, una casa senza gas e senza luce, e ci sono tante sorelle. Figuriamoci la festa per il primo “nigno”. Nonna Salvadora fuma la pipa.
Papà Chitoro si è appena trasferito a Villa Fiorito da Esquina, nella provincia di Corrientes, dove aveva una barca e pescava i dorados. Quando crescerai ti racconterà di quei giorni sul mare e ci tornerete insieme. In casa bazzica zio Cirillo che ha fatto il portiere di calcio. Come abbia fatto, non si sa. Lo chiamano “il tappo”. Comunque, ha giocato in porta nell’Estrella Roja di Villa Fiorito. Questo è certo. Ha una passione per l’Independiente perché il quartiere di Avellaneda è vicino e lui ci va a vedere le partite. Ma anche papà Chitoro ha giocato al calcio, ala destra ad Esquina.
Stai dritto e tiri calci alla prima palla. Te la regala tuo cugino Alberto Zàrate, detto Beto. A palla giocano tutti i bambini del quartiere. Tu ancora non ti sveli perché ti piace andare a vedere passare i treni e rubare zucche nell’orto del vicino. Monello, non c’è che dire.
Sulle strade in terra battuta di Villa Fiorito, in quelle vie Azamor e Mario Bravo, fai i primi dribbling. Hola, Dieguito. Tutti i ragazzini del quartiere sognano di diventare un giorno come Hector Yazalde che abita vicino Villa Fiorito ed è un asso dell’Independiente. A scuola ti piace la matematica e tutti dicono che, da grande, farai il ragioniere. Poi ti basterà un solo numero, il numero 10, per essere il più grande.
C’è una grande povertà a Villa Fiorito, ma anche una grande allegria. Giocando a palla, fai una smorfia curiosa: tieni la lingua fuori dai denti come se volessi assaporare il gioco e la vita.
Papà Chitoro ti porta a vedere il Boca. E’ storia nota. Prendevate il tram e andavate alla Bombonera, due posti nella curva nord. Due giocatori fanno impazzire la folla e tu li guardi incantati. Uno è Angel Clement Rojas. Ha una finta malandrina nei fianchi e va in gol come un ballerino. L’altro è Pianetti. Lo chiamano “Pocho” e, dentro le scarpette, ha una carica di dinamite. Ti innamori dei due campioni e del Boca.
Nessuno ci crederebbe, ma il tuo vero idolo abita a Villa Fiorito. E’ un ragazzo come te, si chiama Goyito Carrizo. Nessuno, nel quartiere, è più bravo di Goyito col pallone. Questo lo dicono tutti. Ma Goyito dice che il più bravo sei tu. Lo dice a tutti: “Il più bravo del quartiere è il Pelusa”.
Goyito va a fare un provino tra le “cebollitas” dell’Argentinos Juniors. Ce lo porta un impiegato di banca quarantenne, don Francisco Corneo, che dopo la banca gira per le periferie di Buenos Aires a fiutare il talento nascosto dei ragazzini che giocano al pallone per le strade. Goyito piace, può giocare con le “cebollitas” e lui ripete anche ai dirigenti dell’Argentinos: “C’è un ragazzino più bravo di me a Villa Fiorito. E’ il più bravo di tutti. E’il Pelusa”.

24/4/2004
view post Posted: 30/1/2013, 09:03     +1Robbie Williams - Candy -

... musica



"Robbie Williams"
"Candy"


I was there to witness
Candice’s inner princess
She wants the boys to notice
Her rainbows, and her ponnies
She was educated
But could not count to ten
How she got lots of different horses
By lots of different men
And I say

Liberate your sons and daughters
The bush is high
But in the hole there’s water
You can get some, when they give it
Nothing sacred, but it's a living

Hey ho here she goes
Either a little too high or a little too low
Got no self-esteem and vertigo
Cause she thinks she’s made of candy
Hey ho here she goes
Either a little too loud or a little too close
There's a hurricane in the back of her throat
And she thinks she’s made of candy

Ring a ring of roses
Who ever gets the closest
She comes and she goes
As the war of the roses
Mother was a victim
Father beat the system
By moving bricks to Brixton
And learning how to fix them
Liberate your sons and daughters
The bush is high
But in the hole there’s water
As you win
She’ll be the hollywood love
And if it don’t feel good
What are you doing this for
Now tell me

Hey ho here she goes
Either a little too high or a little too low
Got no self-esteem and vertigo
Cause she thinks she’s made of candy
Hey ho here she goes
Either a little too loud or a little too close
There's a hurricane in the back of her throat
And she thinks she’s made of candy

Liberate your sons and daughters
The bush is high
But in the hole there’s water
As you win
She’ll be the hollywood love
And if you don’t feel good
What are you doing this for
What are you doing this for
What are you doing this for

Hey ho here she goes
Either a little too high or a little too low
Got no self-esteem and vertigo
Cause she thinks she’s made of candy
Hey ho here she goes
Either a little too loud or a little too close
There's a hurricane in the back of her throat
And she thinks she’s made of candy

view post Posted: 27/10/2012, 17:15     +1Asaf Avidan - One day / Reckoning Song (Wankelmut Remix) -

... musica




Asaf Avidan - One day / Reckoning Song (Wankelmut Remix)






www.concertionline.com
brano spettacolare a metà strada tra i gorgoglii elettronici dei The Books e il cantautorato naif del primo Devendra Banhart

Miracoli del remix. Prendete una canzone folk-rock di 4 anni fa, scritta da un artista israeliano di nome Asaf Avidan, e affidatela a un giovane dj tedesco che si fa chiamare Wankelmut e che solitamente produce musica techno. Il risultato è un brano spettacolare a metà strada tra i gorgoglii elettronici dei The Books e il cantautorato naif del primo Devendra Banhart. Niente male davvero. Il pezzo remixato si intitola “One day/Reckoning song” ed è miracolosamente balzato in cima alle classifiche di mezza Europa.

Asaf Avidan ha già all’attivo diversi di album: ha esordito nel 2008 con i The Mojos realizzando un disco initolato “The Reckoning”, da cui è stato estratto questo remix. Il disco ha avuto un grande successo in patria arrivando sino alla prima posizione delle classifiche locali. Altri due album hanno visto la luce tra il 2009 e il 2011, ma senza particolari fortune, mentre quest’anno Asaf ha dato alle stampe “Different pulses” di cui solo ora si sente parlare un po’ in giro. “One day/Reckoning song” rappresenta quindi un autentica manna dal cielo per un artista che sinora era stato ignorato praticamente da tutti. Noi compresi.


One day baby, we’ll be old
Oh baby, we’ll be old
And think of all the stories that we could have told

No more tears, my heart is dry
I don’t laugh and I don’t cry
I don’t think about you all the time
But when I do – I wonder why

One day baby, we’ll be old
Oh baby, we’ll be old
And think of all the stories that we could have told

view post Posted: 1/7/2012, 08:53     +1Buon compleanno, Sara! -

Il muretto


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Tanti auguri Sara!

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con poche parole ma con tutto il cuore!

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wèèè piccoletta! (si fa per dire :P )
ti voglio tanto tanto bene 4aaa5bdc20b88f7ee2f6be7b5f4df1350a4e64d3.gif

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view post Posted: 2/3/2012, 21:32     +1"Infibulazione" -

... il resto del mondo...






MGF
Campagna italiana contro le mutilazioni genitali femminili

view post Posted: 6/2/2011, 12:54     +1"Infibulazione" -

... il resto del mondo...



Fonte ANSA
Ong, vittime 8mila bambine al giorno
Bonino, viola diritti universali; parte raccolta firme per Onu
06 febbraio, 10:34


ROMA - "Decidi tu che segno lasciare". E' questo lo slogan, accompagnato da un'immagine che raffigura una lametta e una penna, della nuova campagna mondiale promossa da 'Non c'é pace Senza Giustizia per ottenere una risoluzione dell'Onu contro le mutilazioni genitali femminili. Una pratica che, secondo la Ong, ogni giorno viene inflitta a 8mila bambine nel mondo e che, fino ad oggi, ha coinvolto circa 150 milioni di donne. "Il nostro obiettivo è ottenere dall' organismo che rappresenta tutto il mondo la messa al bando di una pratica che viola i diritti universali", ha evidenziato la vicepresidente del Senato Emma Bonino nel corso della presentazione della campagna.

Oggi nei maggiori Paesi dell'africa sub-sahariana e in alcune capitali europee le donne di tutto il mondo celebreranno, con manifestazioni e dibattiti, la 'Giornata internazionale di lotta alle mutilazioni genitali femminili'. "E' una tradizione patriarcale, non religiosa, che non riguarda solo il continente africano" ma anche Paesi come "Bolivia, Indonesia, Kurdistan e Yemen. E coinvolge le comunità di immigrati in Italia", ha ricordato la Bonino, secondo la quale una risoluzione dell'Onu nel 2011 è necessaria "innanzitutto per fare chiarezza su ciò che è reato e ciò che non lo è" poiché in molti Stati la pratica è ritenuta legale. Ma una messa al bando ufficiale "serve anche a legittimare il lavoro delle attiviste che in Africa e nel mondo intero lottano contro le mutilazioni", ha aggiunto la leader radicale. All'iniziativa hanno aderito il ministero degli Esteri e quello delle Pari Opportunità, attrici come Claudia Cardinale e Franca Valeri, Claudia Gerini e la Onlus Enel Cuore, che ha contribuito alla costruzione di un sito web ad hoc. Tutti convinti che sia necessario raccogliere il maggior numero di firme possibili contro una pratica "discriminatoria e lesiva della dignità della donna", come sottolineato dalla Consigliere regionale del Lazio Isabella Rauti.

INMP, 2-3MILA BIMBE A RISCHIO IN ITALIA - "In Italia, ogni anno ci sono 2000-3000 bambine a rischio di essere infibulate". E' l'allarme lanciato da Aldo Morrone, direttore dell'Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti e per il contrasto delle malattie della povertà (Inmp), alla vigilia della Giornata Mondiale contro le mutilazioni genitali femminili, fenomeno che interessa "30-35mila donne in Italia". "Essere a rischio non vuol dire che verranno infibulate - afferma Morrone - ma si tratta di bambine che provengono da Paesi a forte tradizione escissoria (Corno d'Africa, fascia sub-sahariana, Egitto e Sudan) e se non riusciamo ad intercettarle facendo conoscere alle famiglie la realtà italiana e la legge che vieta l'infibulazione, c'é la possibilità che questo numero passi da rischio a realtà". "Siamo a conoscenza anche di casi in cui, dopo un viaggio nei Paesi d'origine - prosegue Morrone - alcune bambine sono state infibulate. Su questo gli insegnanti possono svolgere un'azione di sentinella, osservando i comportamenti e i cambiamenti d'umore delle bambine". Il direttore dell'Inmp, istituto dove in 10 anni sono state assistite oltre 5mila donne infibulate, sottolinea che le mutilazioni non sono legate alla religione. "Il grande pubblico spesso associa le mutilazioni alla religione musulmana - afferma - invece, l'Islam, come il Cristianesimo, ha trovato questa pratica già diffusa in Africa".



Le foto successive, di GIOVANNI MAROZZINI, reportage Etiopia, da Affaritaliani.libero.it, potrebbero turbare chi è particolarmente sensibile all'argomento trattato. In questo caso se ne sconsiglia la visione.
La scelta di postarle nasce dall'esigenza di portare a conoscenza senza edulcorazioni una realtà terribile che in qualche modo va trasformata. Me ne assumo la responsabilità










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view post Posted: 18/6/2006, 08:14     +1Versi che piacciono a me... -

... emozioni

Charles Bukowski – Sissignore



Tutti i vicini pensano
che noi siamo
strani.
E noi pensiamo
lo stesso di loro.
E facciamo
tutti
centro.

26 replies since 9/9/2005